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Macerata, martedì 6 dicembre 2011
PRESIDENTE PETTINARI PRESENTE ALL’ASSEMBLEA UPI IN CORSO A ROMA. LE SCELTE DEL GOVERNO SUL FUTURO DELLE PROVINCE AL CENTRO DEL DIBATTITO

Il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinati, è presente oggi a Roma all’annuale assemblea generale dell’Upi, l’Unione delle Province d’Italia i cui lavori sono iniziati nel pomeriggio per concludersi nella giornata di domani. Già convocata da tempo, l’assemblea avrà inevitabilmente al centro dei suoi lavori la discussioni sul provvedimento del Governo che nell’ambito della “manovra” decisa domenica sera prevede un pesante intervento sulle Province, sia in termini di rappresentanza popolare, sia di funzioni. “Dopo 60 anni dalla loro ricostituzione democratica secondo il dettato costituzionale, le Province si vedono svilire – è il commento a caldo di Pettinari – nel loro ruolo d’area vasta. Questa scelta comporta una immediata delegittimazione politica delle Province, quali istituzioni costitutive della Repubblica, e degli amministratori provinciali che sono stati eletti a suffragio universale, direttamente dai cittadini”.
Il presidente Pettinari giudica negativamente modi e finalità della decisione del Governo. “Sul piano formale, così come annunciato, il provvedimento è una sorte di ‘spot’ che cerca di far presa sull’opinione pubblica con una presunta riduzione dei costi della politica: in verità rischia di generare notevoli costi in termini di disservizi per le popolazioni”.
“La scelta contenuta nel decreto del Governo – secondo il presidente Pettinari – è stata adottata sull’emozione del momento di emergenza senza valutare attentamente le conseguenze. Manca un disegno organico di riforma istituzionale e si va ad incidere su una architettura costituzionale delle autonomie locali senza rivederne l’assetto complessivo. La ridistribuzione delle funzioni oggi svolte dalla Provincia su area vasta rischia di avere ripercussioni negative sia sulle Regioni, sia sui Comuni. Ed a patirne le conseguenze – aggiunge Pettinari – saranno proprio i cittadini, veri depositari dei bisogni e delle esigenze, i quali si trovano per di più espropriati e mortificati delle loro volontà espresse democraticamente con il voto popolare”.
Secondi i dati diffusi dall’Upi, attualmente le Province rappresentano appena l’1,5% della spesa pubblica complessiva: le 107 province italiane incidono, infatti, per 12 miliardi di euro a fronte dei 170 delle Regioni e dei 182 miliardi dell’Amministrazione centrale. Già il Governo precedente era intervenuto sul numero degli amministratori delle Province ed a regime il numero complessivo degli assessori è già destinato a ridursi ad appena 395, con 1.272 consiglieri in tutta Italia. La preoccupazione è che la decisione del Governo, motivata da una riduzione dei costi, per altro limitati, rischi di far naufragare, con grande danno per le popolazioni locali, un sistema democratico di scelte e di programmazione territoriale costruito in più di mezzo secolo.
“Le Province, enti democraticamente eletti dai cittadini, oggi sono legittimamente competenti a compiere scelte ed interventi – ricorda Pettinari – in materia di mobilità, viabilità, trasporti, tutela ambientale, gestione del territorio, servizi scolastici, formazione professionale, servizi per il mercato del lavoro, promozione turistica e culturale, servizi sociali e sviluppo socio-economico nel suo complesso. Si tratta di funzioni che richiedono scelte condivise su area vasta. Chi sarà in grado di assicurare queste funzioni? Da un lato gran parte dei Comuni difficilmente riuscirebbero a sopportarne il peso e dall’altro le Regione risulteranno troppo lontane e distaccate dalle necessità della gente. Si viene a rompere quel concetto di sussidiarietà alla base del sistema amministrativo. Nello stesso tempo – sottolinea ancora il presidente Pettinari – si continua a mantenere in vita enti strumentali intermedi, quali i Consorzi di bonifica e gli Ambiti territoriali, che molto spesso oltre a disperdere risorse fanno scelte in contrasto con quelle democraticamente compiute da enti di rappresentanza popolare, quali sono i Comuni e le Province. Se il Governo avesse voluto dare un segnale forte e concreto di riduzione dei costi della politica, in grado di incidere anche nell’efficienza dei servizi ai cittadini, avrebbe dovuto eliminare proprio tali enti strumentali che nel loro complesso contano circa 75mila consiglieri d’amministrazione. In questo modo ci sarebbe una riduzione di quei costi della politica che oggi pesano sul costo dei servizi. Il segnale sarebbe molto più forte e concreto”.
Il presidente Pettinari ha espresso l’auspicio che il Governo possa riflettere sulle conseguenze di uno stillicidio delle funzioni delle Province e che questi aspetti possano essere serenamente affrontati nel dibattito parlamentare.

Comunicato Stampa

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