|
Nel corso dei decenni la provincia di Macerata è stata “ferita” dalla presenza di centinaia di cave. L’ultimo censimento regionale sulle attività estrattive parla di 452 cave dismesse e 56 in attività nel territorio dei 57 Comuni maceratesi. Una situazione che l’Amministrazione provinciale sta studiando con attenzione per coniugare due rilevanti esigenze: la salvaguardia dell’ambiente naturale, da un lato, e la tutela di un settore imprenditoriale importante per lo sviluppo dell’economia locale, dall’altro. Lo studio avrà risvolti pratici evidenti. Sfocerà, infatti, nel Programma provinciale delle attività estrattive, per il quale è stato già costituito un apposito “Ufficio di piano”, coordinato dall’ing. Alberto Gigli, e per la cui redazione il Consiglio provinciale ha individuato gli indirizzi e gli obiettivi da perseguire. “Il Programma – spiega l’assessore provinciale Cesare Martini – sarà in linea col Piano delle attività estrattive della Regione Marche e col Piano territoriale di coordinamento della Provincia. Indicherà i bacini estrattivi e, molto importante, prevederà i progetti di recupero delle cave chiuse”. Attualmente, di quelle 452 “ferite” inferte al territorio, secondo censimento regionale, 214 non necessitano di interventi particolari perché i siti sono stati già “rinaturalizzati” e oggi non deturpano più il paesaggio. Gli altri 238 hanno bisogno invece di un’opera di risanamento. E, in taluni casi, la fase di bonifica potrebbe richiedere anche una nuova, seppur minima e limitata nel tempo, attività estrattiva finalizzata al miglioramento ambientale del sito stesso. Dunque, il nuovo Piano provinciale parte dall’esistente. Al tempo stesso, la sua adozione resta vincolata ai limiti di materiale estraibile stabiliti dalla Regione: un milione e 224 mila metri cubi ogni anno, di cui 749 mila di sabbia e ghiaia; 443 mila di calcari massicci, stratificati e materiali detritici; e 32 mila di argille, aggregati argillosi e sabbiosi. Al momento, secondo gli indirizzi già approvati dal Consiglio provinciale e discussi in seno alla Conferenza delle autonomie, il Piano ha già individuato le aree geografiche principali – che sono due – dividendo a metà il territorio provinciale con la linea dello spartiacque tra il bacino idrografico del fiume Chienti e quello del fiume Potenza. Ora si apre la seconda fase, quella dell’individuazione dei bacini estrattivi per la localizzazione vera e propria delle cave. Entreranno in gioco, quindi, vincoli paesaggistici, esigenze ambientali, logistiche ed economiche.
TM6 - TeleMacerata
Torna all'elenco delle news>>>
|