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I temi della sanità sono approdati sul tavolo di concertazione al quale partecipano i rappresentanti degli Enti locali, delle Organizzazioni sindacali e delle Categorie economiche e produttive. Il presidente D’Ambrosio ha aperto i lavori allargando la visione alla trattativa tra Regioni e Governo sulla Finanziaria e alle prospettive programmatiche della seconda parte della legislatura. “Vogliamo decidere insieme – ha sottolineato il presidente della Giunta – i percorsi, tutt’altro che facili, per mantenere alle Marche le caratteristiche positive di un modello equilibrato, attento sia agli aspetti del sistema produttivo che della crescita sociale.” Il confronto con il Governo è andato male, ha aggiunto, perché la Camera h approvato la Finanziaria senza le modifiche chieste dalle Regioni. Tutto il sistema delle Regioni si trova stretto tra i nuovi parametri della programmazione sanitaria (meno posti letto) e i vincoli finanziari che penalizzano fortemente i bilanci di Regioni e Autonomie. Il contenzioso rimasto in sospeso è molto ampio: i maggiori trasferimenti per i deficit pregressi previsti dall’accordo dell’agosto 2001, che non arrivano, i criteri di riparto del Fondo nazionale della sanità per il 2002, che ancora non ci sono, il costo del nuovo contratto del personale di comparto: nella trattativa le regioni non sono state rappresentate secondo il giusto peso. La stretta finanziaria in atto – ha sottolineato D’Ambrosio – si addensa sui bilanci del sistema autonomistico con minori trasferimenti e un federalismo fiscale ingessato. La scelta drammatica è: diminuire i servizi o aumentare le tariffe. La posizione di conflitto istituzionale tra Governo centrale e poteri regionali e locali è unanime e prescinde dagli schieramenti. C’è un ritorno al centralismo del livello nazionale che, essendo il detentore delle risorse, decide da solo. Il Governo invade, inoltre, le sfere di competenza delle Regioni e, ad esempio, le risorse per le case alle giovani coppie le preleva dal Fondo unico regionale. Questo è lo sfondo su cui dobbiamo lavorare e trovare la strada per far fronte alla crisi. La concertazione sulla sanità va chiusa in tempi ragionevoli. La bozza di piano sanitario regionale in discussione attualizza il precedente. Le proposte presentate dal sindacato sono condivisibili e verranno recepite nella stesura definitiva dell’elaborato. D’Ambrosio si è detto d’accordo sulla necessità che occorra una decisa inversione di tendenza che metta al centro la salute del cittadino e non solo la malattia. La nuova strategia deve puntare sulla deospedalizzazione. Al nosocomio si ricorre solo per l’acuzie. Anche i criteri di riparto dei fondi regionali devono essere coerenti con questa impostazione: agevolare la tutela della salute sul territorio (assistenza domiciliare, lungodegenza per non autosufficienti, ecc.). Occorre evitare, inoltre, doppioni e proliferazioni delle strutture ed elevare la qualità del sistema sanitario per evitare che la mobilità passiva (chi si cura fuori della regione) superi quella attiva (oggi il saldo negativo è di 22 milioni di euro). La risposta è quella di maggiore alta specializzazione con una dotazione tecnologica adeguata delle strutture portanti del sistema. Tutto ciò che non va alla burocrazia si deve spendere nell’assistenza. Va aumentato il grado di integrazione tra sociale e sanitario. Tendenzialmente l’ambito socio assistenziale può coincidere con il distretto. Nessuna chiusura di ospedali o presidi presenti nel territorio ma solo trasformazione di funzioni. Le strutture in eccesso vanno utilizzate per la post acuzie. Prestazioni ai cittadini generali, gratuite ed universali. Se la barra della nostra azione terrà questa rotta, potremo eliminare la leva fiscale. E’ la sfida che ci deve vedere uniti e corresponsabili. Sulla prospettiva, D’Ambrosio ha detto che ha iniziato a lavorare su un documento programmatico che cerca di far leva sui punti di forza del sistema: i distretti e l’organizzazione a rete, favorendo l’innovazione tecnologica e l’internazionalizzazione. Lo schema sarà inviato a tutti i soggetti del Tavolo per una discussione di merito. Palmiro Ucchielli, presidente della Provincia di Pesaro e dell’UPI marchigiana, ha affermato che politiche sociali e sanitarie sono strettamente connesse e auspicato che la partita del modello sanitario nel suo complesso possa sciogliersi in una riunione specifica. Il Tavolo deve occuparsi degli obiettivi strategici. La macchina burocratica della Regione va ulteriormente alleggerita trasferendo altro personale alle Province. Esistono serie difficoltà di bilancio, a partire dai costi del nuovo contratto di personale. Entro febbraio serve un’intesa per la seconda parte della legislatura. Oriano Giacomi, dell’UNCEM, ha chiesto che i presidenti delle Comunità Montane siano coinvolti nella partecipazione sanitaria. Sì alle riconversioni, ma accompagnate da una forte risposta dell’emergenza. Cesare Carnaroli, sindaco di Fano e componente ANCI, ha posto l’accento sull’esigenza che il nuovo modello di sanità abbia poteri bilanciati e preveda una corresponsabilizzazione del territorio (conferenze dei sindaci). Su alcune decisioni come l’atto unico aziendale il parere delle conferenze deve essere vincolante. Ospedali di polo o di rete vanno valutati tenendo conto delle distanze dei servizi rispetto ai cittadini. Silvano Gattari, CNA, ha chiesto una visione integrata delle politiche per evitare di scadere nel localismo. In un sistema di piccole e medie imprese il Welafre regionale è un elemento di riequilibrio sociale determinante Saverio Fortuna, Confartigianato, nel ribadire le preoccupazioni della propria categoria per il quadro complessivo ha detto che l’impianto programmatico che si va delineando nella sanità é condivisibile. La concertazione serve per costruire insieme il futuro. Essenziali i tempi. Occorre coraggio e saper dire anche dei no. Dino Tartagni, Coldiretti, ha sottolineato che nella stagione della responsabilità tutti i settori debbono contare in maniera identica. Le aree interne hanno un ruolo strategico. I cittadini chiedono servizi, non solo ospedali. Se la qualità è elevata gli utenti possono partecipare anche al costo. Oscar Barchiesi, CGIL, ha dichiarato la disponibilità al confronto e ha detto di attendere il documento programmatico per la seconda parte della legislatura. Ha anche ricordato la diversa valutazione del sindacato sul quadro finanziario della sanità, che è la premessa necessaria per parlare di quali azioni e quali politiche. A suo avviso le entrate e i risparmi sono sovrastimati. La priorità è la riorganizzazione dei servizi. No alla scorciatoia dei ticket. Fabio Sturani, sindaco di Ancona e presidente ANCI, è soddisfatto dell’apertura del Tavolo. I Comuni si sentono responsabili del governo complessivo delle Marche, nell’autonomia dei ruoli di ciascun soggetto. Ha chiesto una riunione ad hoc per valutare le risposte da fornire alla luce di maggiori elementi tecnici. Ha poi insistito sui tempi e sulla qualità dei servizi. Anche il bilancio 2003 deve essere oggetto di concertazione. Massimiliano Polacco, Confcommercio, ha condiviso le riflessioni e posto l’accento sul controllo della spesa sanitaria. La Regione deve creare sviluppo. Paolo Perazzoli, Confesercenti, ha parlato della necessità di un nuovo patto tra governo regionale e comunità. Ha anche chiesto chiarezza sulle strategie. La riduzione del prelievo fiscale non è coerente con un modello della salute fondato sull’universalismo delle prestazioni.Ha auspicato la stretta finale e la lotta agli sprechi. Carlo Lucarelli, Confindustria, si è detto convinto che il disavanzo esistente può essere recuperato con azioni efficaci ed immediate. In fin dei conti la popolazione marchigiana è quella compresa in una grande ASL metropolitana. La qualità del sistema è mediamente buona e l’opera di razionalizzazione non deve distorcere questo elemento importante. Sugli acquisti, la tesoreria e la gestione del personale sono possibili altri risparmi. Va anche valutato serenamente l’effetto dell’introduzione di un ticket minimo. La concertazione è utile, ma agli eletti spettano le decisioni finali. Giovanni Serpilli, CISL, ha affermato che la sua organizzazione non ha interessi particolari, se non quelli dei lavoratori e dell’intera comunità. Si è detto preoccupato della tenuta del sistema. Nell’accordo di febbraio era presente il coinvolgimento di tutti i soggetti per pervenire a delle sintesi condivise. Il ruolo decidente spetta al governo regionale. Ci sono costi sommersi per i cittadini che sconsigliano l’introduzione dei ticket. Giovanni Venturi, CGIL, ha messo in rilievo come il disavanzo non possa essere aggredito solo sul lato dell’offerta. Non c’è un pregiudizio sui ticket, ma a suo giudizio questo strumento non risolve il problema e deresponsabilizza il sistema. Occorre proseguire nella vendita diretta dei farmaci ad alto costo. Il sindaco di Cingoli e componente dell’Anci, Leonardo Lippi, ha infine raccomandato una politica di riduzione degli sprechi. Occorre una gestione della mobilità delle risorse umane più oculata tra area e area della regione. Occorre anche investire nella ricerca. D’Ambrosio ha concluso la riunione affermando che il confronto è servito a delineare i nodi da sciogliere, le proposte e le idee dei vari soggetti per risolverli. I lavori del Tavolo saranno alla base della proposta che la Giunta regionale presenterà in tempi brevi. Ha auspicato un concertazione costruttiva dove nessuno abbia poteri di veto.
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