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“Se le Comunità Montane continueranno ad essere considerati i Bancomat presso cui andare a prelevare i mille euro necessari per fare le sagre è meglio chiuderle. Non servirebbero presidenti e Giunta, basterebbe un economo”. Gian Luca Chiappa, presidente della Comunità Montana Ambito 4 di San Severino Marche, promuove a pieni voti la legge regionale che ha dato vita alle Unioni Montane, nuovi enti simili alle Unioni dei Comuni ma che promettono di essere più vicini alle esigenze dei territori. “Una buona legge che può segnare la ripartenza ed il rilancio delle zone interne ma anche l’ultimo treno da prendere al volo – la definisce Chiappa, che aggiungere – A cosa penso io quando parlo di Unioni Montane: ad un ufficio tecnico unico fra diversi Comuni che possa essere formato in maniera propedeutica per catturare i fondi europei del prossimo Leader, ad un corpo unico di polizia locale che possa interagire tra i piccoli centri e possa garantire un controllo del territorio capillare, all’avvio di nuovi servizi come quello di videosorveglianza tramite un’unica centrale operativa, perché purtroppo anche da noi cominciano a registrarsi situazioni poco piacevoli che vanno dallo spaccio di stupefacenti ai furti. Questi credo siano i contenuti che dovrebbero trovare applicazione all’interno di questa legge. I sindaci secondo me dovrebbero mettersi seduti e ragionare su questo. E’ un qualcosa che va ben oltre le semplici convenzioni da sottoscrivere alla ricerca del risparmio. Convocherò intorno ad un tavolo a primi cittadini del territorio e proporrò queste ed altre soluzioni. Le azioni finanziarie che ha messo in atto la nostra Comunità Montana, fino al bilancio che sarà a breve approvato, vanno proprio in questa direzione. Il nostro ente ha già le coperture economiche ed è pronto per avviare convenzioni serie, forti e soprattutto di valenza territoriale. Su questo ho puntato come presidente e su questo – sottolinea Chiappa - sono disposto a continuare a lavorare. Noi dovremo arrivare ad avere una forza territoriale talmente coesa che il prossimo Consiglio regionale, di qualunque colore politico esso sia, non potrà non porre l’attenzione sulla stabilità degli equilibri territoriali. Credo che un territorio si arrivi ad equilibrarlo con un approccio culturale diverso. Dobbiamo superare l’atavica divisione tra costa e montagna anche come linguaggio perché il nostro è ormai un linguaggio arcaico che non ha più senso. Dobbiamo anche difendere il principio che nelle aree interne e per fare questo servono delle deroghe. Non si può usare lo stesso metodo di taglio, ad esempio, nel piano trasporti perché se togli un pullman a Civitanova non si accorge nessuno e invece se lo togli a Visso, hai tolto l’unico pullman che passa. Per andare a scuola a Camerino un ragazzo a Visso si deve alzare alle sei di mattina e può sperare di tornare a casa non prima delle quattro di sera. E’ inutile fare il campus territoriale a Camerino perché, se queste sono le premesse, già nel medio periodo rischia di saltare tutto. Queste criticità sono ancora più forti guardando alla sanità e al sociale: non possiamo andare avanti a parlare delle residenze protette ed affermare che il sistema della micro distribuzione è penalizzante perché questo sistema ha dato una risposta dignitosa, nell’entroterra Maceratese, anche ai piccoli centri dove comunque la gente non la puoi spostare facilmente, soprattutto ad ottant’anni ed oltre. Tutte queste situazioni andrebbero gestite in maniera attenta anche da un punto di vista dei valori. Mi chiedo perché, pure in Consiglio regionale, questa tematica, sia sul sociale che sulla sanità, non viene affrontata ma delegata ad un’azienda, l’Asur, che se chiaramente è un’azienda, ragiona con altri criteri. Non in tutto, dunque, si possono applicare i principi ragionieristici. A volte non è possibile perché altrimenti non servono a niente il Consiglio regionale, gli assessori ed i dirigenti, fanno tutto i tecnici punto e fine. Ora dobbiamo ripartire dalla necessità di cercare coesione. Questo è un principio filosofico assolutamente condivisibile. Poi però serve pure declinarlo concretamente – conclude Chiappa - Oggi abbiamo la nascente Unione dei Comuni montani. Abbiamo i principi basilari e, dunque, non abbiamo più alibi. Quando altri per noi costruiranno questa Unione sarà ormai troppo tardi. Dobbiamo muoverci da soli”.
Comunicato Stampa
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